Tutti ormai sanno che l'esercizio fisico è uno dei mezzi principali per combattere il sovrappeso e prevenire lo sviluppo di malattie cardiovascolari. Non tutti invece sanno, o comunque non ne capiscono il motivo, che lo sport a vari livelli influisca in modo diretto anche sulla salute del nostro cervello e il benessere della mente.
Molti studi scientifici hanno confermato che l’attività fisica, se condotta in maniera corretta e costante migliora le funzioni cognitive e regola alcune emozioni. Abbiamo provato tutti quella sensazione di benessere al termine di una lunga e sostenuta camminata, o per gli amanti della corsa quella sensazione di frizzante energia nonostante il fiatone e le gambe tremanti dalla fatica. Anche gli allenamenti più pesanti in palestra rilasciano al termine una sensazione di gratificazione.
Alla base ci sono dei meccanismi fisiologici a breve termine come: - l’aumento dell’irrorazione del sangue nel cervello e quindi una maggior ossigenazione; - il rilascio nelle sinapsi (che sono lo spazio di comunicazione tra i neuroni) di numerosi NEUROTRASMETTITORI (sostanze chimiche che rispondono a specifici obiettivi). Ad esempio nel caso di un’attività fisica intensa (specialmente un allenamento cardiovascolare o di forza con diverse ripetute e medio-alto carico) si rilasceranno dopamina (il trasmettitore della motivazione e dell’appagamento), serotonina (il trasmettitore della serenità) e le famose endorfine, sostanze prodotte dalla ghiandola ipofisi (che sta alla base del nostro cervello e coordina anche meccanismi vitali come la fame, il sonno, il dolore, la temperatura…) e fanno parte di antichi meccanismi di sopravvivenza, ci permettono infatti di continuare a lottare anche quando siamo sotto stress. Le endorfine hanno un alto potente attività analgesico (contro il dolore) ed eccitante (motivante).
Per forme lievi di ansia, non cronica e non generalizzata per le quali è sicuramente utile anche un aiuto psicologico o farmacologico, e allo stesso modo per chi soffre di distimia (lieve abbassamento del tono dell’umore), l’esercizio fisico può alleviare i sintomi ansiosi e di abbattimento emotivo (Gregory L. Stonerock et al., 2015), PhD in quanto: - può aumentare il senso di autoefficacia e di padronanza di sé (Mingli Liu et al, 2015). In questo caso può esser utile per la persona ansiosa-preoccupata creare delle “ancore” durante l’esercizio costituite da “affermazioni positive” (es. “io posso superare i miei limiti”) o associare ad un gesto atletico un stato positivo. Pian piano le associazioni verranno automatiche!
- permette di entrare in contatto con maggior consapevolezza con il proprio corpo, riconoscendo come fisiologiche le modificazioni fisiologiche percepite durante l’attività fisica (sudorazione, battito cardiaco accelerato), tutte reazioni che una persona ansiosa associa al malessere psicologico (quali stati di paura, preoccupazioni…) quindi familiarizzare con modificazioni naturali insegna alla persona a temerle di meno o a saperle gestire.
Fare attività fisica migliora anche l'attenzione e la memoria. Per comprendere meglio il motivo è utile citare il concetto di plasticità cerebrale, che è definito come la capacità del nostro cervello di modificarsi in termini di struttura (quantità di sostanza grigia – neuroni - e bianca -connessioni) e di funzionalità (velocità di connessioni, aumento di possibili connessioni tra aree del cervello) se esposto a ripetuti stimoli o comportamenti.
Fare un’attività fisica in maniera costante (le linee guida dell’OMS stilate nel 2010 indicano per gli adulti tra i 18 e i 64 anni almeno 150 minuti alla settimana di attività moderata o 75 di attività vigorosa) tiene allenato anche il cervello perché: - favorisce una miglior ossigenazione di tutte le aree cerebrali e riduce la pressione arteriosa; - riduce il colesterolo nel sangue e previene formazione di placche artero-sclerotiche; - mette in circolo i neurotrasmettitori del benessere e della motivazione che portano il soggetto a svolgere globalmente uno stile di vita più sano; - stimola diverse funzioni cognitive contemporaneamente (Fernando Gomez-Pinilla* and Charles Hillman, 2013): l’attenzione, la propriocezione e l’equilibrio, la coordinazione, la motricità globale e distrettuale quindi il controllo e l’inibizione motoria, la memoria procedurale.
Quindi queste reazioni neurofisiologiche positive, se attivate con costanza, possono modificare il cervello nel medio-lungo periodo. Diversi studi hanno evidenziato come soggetti impegnati in attività sportive in maniera costante sviluppino maggior materia grigia nei lobi frontali (Kohl HW III, Cook HD, 2013) che sono aree utili alla pianificazione al ragionamento, necessarie ad esempio nel prendere decisioni e nell'ippocampo, quella struttura del cervello importantissima per la memoria e l'apprendimento.
Questo vale anche per una persona anziana (Michelle W. Voss et al 2013) e a tal proposito cito uno studio molto importante condotto da un team di neuroscienziati dell'Università di Edimburgo, pubblicato sulla rivista Neurology nel 2012 (Alan J. Gow et al., 2012). In questo ricerca sulla qualità dell’invecchiamento, sono stati presi in esami 691 volontari classe 1936. Ogni soggetto si è impegnato a fornire ai ricercatori informazioni riguardanti il ritmo e alla frequenza con la quale, durante la propria vita adulta, si sono dedicati ad attività motorie (dal semplice movimento quotidiano compiuto durante i lavori domestici allo sport vero e proprio) e ad attività mentali (dallo studio, ai libri letti, fino a semplici attività come i cruciverba). Ebbene, chi si era dimostrato più attivo, praticando con regolarità esercizio fisico, non solo possedeva una massa cerebrale più voluminosa, integra e preservata, ma anche nello sventurato caso di ictus, dimostrava di aver recuperato molto più facilmente la lesione.
Silvia Colizzi, Psicologa perfezionata in Neuropsicologia, DSA, Giuridica e PNL -Coaching. Issa Fitness Personal Trainer.
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